La nostra famiglia

Il nostro punto di forza è essere una grande famiglia unita

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Un po’ di storia

Le origini

Badia Calavena nacque come Feudo Monastico intorno all’anno 1000, quando il Vescovo di Verona, Valterio da Ulm decise di costruire un castello sulla cima del monte San Pietro.

All’interno del castello venne fondato un monastero in seguito divenuto Abbazia.

A quel tempo Verona apparteneva al Ducato di Baviera, e i suoi Vescovi erano in maggioranza tedeschi nominati dall’Imperatore.

La Calavena era la terra che si estendeva da Cellore fino alle montagne,

probabilmente donata da un Re longobardo al Vescovo di Verona. Nel 1348 un terribile terremoto distrusse il monastero che nel 1400 fu ricostruito ai piedi del monte dove tutt’ora sorge l’antica Abbazia con la Chiesa e la canonica del paese.

A capo di queste terre sassose vi era quindi l’Abate con i suoi monaci.

L’arrivo dei cimbri

I CAPOSTIPITI

Intorno al 1300 arrivarono a Badia Calavena le prime famiglie cimbre, provenienti come tutte quelle insediatesi in Lessinia, dall’Altopiano di Asiago. Secondo alcuni studiosi queste persone partirono da Benediktbeuern in Baviera, spinte dalla grande carestia che aveva colpito la loro terra. | monaci li chiamarono a lavorare i loro possedimenti, dando loro in affitto anche una casa dove abitare, fino a quando nel 1771 la Serenissima Repubblica Veneta abolì gli enti ecclesiastici e le famiglie entrarono in possesso dei terreni che avevano sempre lavorato, in cambio Venezia impose delle tasse. In questo frangente la famiglia Grisi si insediò definitivamente nella ex casa del curato all’interno dell’Abbazia, fino ai giorni nostri.

Curiosità e racconti dei nonni

In questi anni la vita era dura gli uomini lavoravano nei campi e provvedevano alle riserve che servivano per affrontare la stagione invernale, con lavori che prevedevano la raccolta del fieno per il bestiame, il cibo (farina, patate, noci, castagne) e la legna per il camino.

Le donne si occupavano dei figli, del pascolo e della casa. Per lavare lenzuola e panni dovevano recarsi alla fontana in piazza.

Il mercoledì mattina ci si recava alla fiera di Badia, dove ci si incontrava con gente proveniente da tutta la vallata per comprare o vendere bestiame, rastrelli, paroli e tutto ciò che poteva servire.

Questa era un’occasione per i giovani e le ragazze per “mettersi in mostra” alla ricerca di moglie o marito. Negli anni ’90 le amministrazioni comunali vietarono la compravendita di animali poiché il loro odore dava fastidio.

Alla sera si tornava tutti a casa e ci si riuniva al caldo della stalla, si stava seduti sui mucchi di paglia o sugli sgabelli di legno, si chiacchierava, si cuciva, si filava, si facevano cesti intrecciati, si raccontavano storie o si facevano giochi; questo intrattenimento serale era chiamato filò.

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Le nostre origini

Alcuni scorci
del nostro territorio

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Chiostro Corte Grisi
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